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Marilena Berti
ARTSTUDIO
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CRITICA
FRANCESCA BRANDES
MONICA JOITA
ALBERTO BARINA
FRANCESCA BRANDES
FRANCO CHECCHIN
MARCEL CHIRNOAGA
MARICA CUOGO
GIULIO GASPAROTTI
LUCIA MAJER
UMBERTO MARINELLO
MATTEO MAZZATO
MARIO STEFANI
VALERIO VIVIAN
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FRANCESCA BRANDES
2011 "LIBRI D´ARTISTA"
a cura di Francesca Brandes critico d´arte.
Marilena Berti è artista d´invenzione, di quelli che annusano l´aria con capacità critica e agiscono,
anzi interagiscono di conseguenza con la materia. Con eleganza e sottile ironia, conduce da sempre una battaglia tanto importante
quanto solitaria sul valore estetico e morale del fare artistico. Il suo lavoro in movimento, dagli acquerelli alla splendida serie
dipinta degli Animali, approda ora a questi "libri-oggetto" (che lei definisce "libri d’artista")
con la naturalezza di chi sa esprimersi con qualsiasi mezzo. Allora, ogni superficie – in questo caso la carta di elenchi telefonici
e riviste patinate o, agli opposti, carta vissuta di vecchi libri – può esprimere un´idea dialettica, un´interrogazione
costante nella ricerca che (per nostra fortuna) non conosce approdi definitivi. La questione, tuttavia, è ben più
fondante e seria di quanto si possa immaginare: qui conta il luogo della ricerca stessa – l´unità libro – e conta soprattutto
l´autonomia, anzi la rivendicazione di autonomia della materia. Dalla struttura alla contestura, il lavoro di Marilena libera il corpo astratto
dell´evento-libro e ne orienta la forma ad una tensione-torsione concettuale che ci deve far riflettere:
sulla funzione della bella carta, ad esempio, ormai confinata in un ruolo tristemente effimero. O sul senso degli oggetti di uso comune.
Infatti, il nonsense messo in atto da Berti fa esistere-resistere materiali destinati a non essere visti in quanto tali,
facendo di una molteplicità di scarto un´opera valida ed unitaria. La piegatura, il fold-in del libro-oggetto anglosassone
e il prolungamento dello spazio oltre i limiti, determinano nel loro farsi una profondità sostanziale, esibita nel gioco di coprire e scoprire,
velare e svelare che sarebbe piaciuto a Klee nella sua concezione dinamica del testo artistico. Piccola interpolazione barocca,
sintesi tra le arti e deviazione di senso: quelli di Marilena Berti sono miracoli alla Munari; miracoli che solo gli artisti veri sanno realizzare,
togliendoci il velo dagli occhi e parlando d´altro.
Francesca Brandes
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MONICA JOITA
2010 Testo tratto dal catalogo "Nella Natura e nel Segno" Ricordando Marcel Chirnoaga
Monica Joita, Direttore a.i. Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica Venezia
...Marilena Berti compone la propria ricerca artistica su elementi a volte tipicamente veneziani
(come gli studi sull´acqua, sulla laguna e sulla nebbia - un esperienza che richiama William Turner
in una chiave di lettura contemporanea e propria), ma anche su elementi che parlano di terre e luoghi lontani che vengono uniti,
proprio dalla natura. L´iter dell´artista ricerca, come dentro ad un labirinto il punto centrale.
Un punto fisico, ben definito sempre animato dalla natura, dagli animali, dagli uccelli.
L´artista riesce a creare vere e proprie ierofanie. Queste manifestazioni del sacro traggono i propri succhi vitali
in un esperienza di tipo francescano, nei suoi animali scrutiamo qualcos´altro, altro che appartiene al sacro.
Monica Joita
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ALBERTO BARINA
2007 "Reale & Virtuale", Torre dei Signori di Sancti Ursi, Aosta
a cura di Alberto Barina
Molteplici sono le chiavi di lettura per accedere a "Reale & virtuale", titolo dell´esposizione pittorica di Marilena Berti, che sceglie a soggetto delle sue Opere una vera e propria galleria di "bestie" (come lei ama chiamarle), dove i confini tra reale e virtuale appunto, ma anche tra l´animale e l´essere umano, chiedono di essere ridisegnati, rivalutati e di conseguenza superati.
Certamente sorprende, se si parte con il considerare l´opera che raffigura il labirinto, che per tematica si stacca dunque dal resto dei soggetti ritratti ma che, nel contempo, si rivela essere la "chiave di volta" per comprendere le intenzioni e la nuova produzione dell´Autrice.
Il labirinto è simbolo dei cammini tortuosi della vita e dell´esistenza, ed è esso stesso invito alla ricerca, alla riflessione interiore per uscire dallo smarrimento; per passare dunque da quella che potrebbe essere una dimensione "virtuale" astratta, il labirinto appare vagamente sospeso nel vuoto, come una sorta di "isola volante" atemporale, natura se vogliamo plagiata, dall´uomo.
Le bestie non appaiono pi๠come meri ritratti, o celebrazione decorativa talvolta di gusto esotico ma, assumono una forte connotazione simbolica dove si rende necessario ritessere quell´intimo dialogo tra uomo e natura, che si fa cosଠora pi๠sottile e celato ora pi๠diretto e palese.
Per Berti si rivela dunque di fondamentale importanza (ri)portare sul piano "reale", identità e problematiche apparentemente lontane, ad uso e consumo dell´uomo, obbligate a stagliarsi su fondali uniformemente grigi, "virtuali" o imposti, non certo dalla natura, anzi, il dialogo che s´impone tra uomo ed animale qui sembra farsi ancor pi๠acuto.
I quadri della Berti, fanno sorgere alcuni quesiti:
Quanto di "reale", di naturale ancora è possibile rintracciare in questi animali?
E quanto di reale, di non "geneticamente modificato" è rimasto nel comportamento e nel pensiero umano?
Oppure quanto di umano c´è in questi animali?
O quanto l´uomo ha perduto il contatto con la sua dimensione di "bestia primordiale"?
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FRANCESCA BRANDES
"La luce è il seme dello spazio" (Plotino)
Francesca Brandes - Aprile 1996
Acquarelli lievi, cromie delicate e garbate sfumature, figlie parrebbe di certe tele buranesi:
le opere di Marilena Berti possono trarre in inganno cosà¬. Non si trascuri, tuttavia, il loro aspetto fiabesco:
la fiaba puಠrivelarsi feroce, uno specchio magico capace di riflettere gli aspetti nascosti del nostro
mondo interiore ed indicare i passi necessari - quanto pesanti, a volte -
per l'evoluzione dall'immaturità alla consapevolezza.
Della memoria resta il sorriso del gatto di Alice, che brucia i corpi e risparmia l'idea, l'eco di ogni grido.
Quegli esordi da impressionista tardiva, con accenni intimisti alla Bonnard,
sono infatti solo un contraddittorio iniziale: a ben guardare, le carte di Berti raccontano altro.
Prima di tutto la cura, la decisione che governa acqua e pennello, irrevocabile, a definire campiture precise, particolari esatti. Questo è un indizio, cosଠcome certi ritratti giovanili del mondo contadino, su ruvida carta da macelleria, pregnanti, conclusi.
Si disvela un po' per volta una persona carica espressiva, a tratti addirittura violenta,
ma contenuta in gesti puntigliosi ed insistiti, il codice di un rito personale.
Negli anni Berti, ha lasciato per via i cromatismi pastello ed i paesaggi riconosciuti del suo Veneto:
per approdare ad altro, senza perdere nulla, quasi avesse lasciato sul sentiero le briciole di Pollicino.
Un processo di depurazione, di sincerità annunciata, dove ogni rassicurante schema compositivo viene a poco a poco a cadere, fino a tracciare - con la medesima dignità d'artista - tipologie cosiddette "astratte". àˆ anche questa, per certi aspetti, un'attribuzione fuorviante, perché le motivazioni proprie dell'astrattismo non appartengono al clima di Marilena: nel suo caso, si tratta piuttosto di urgenza, la necessità impellente di manifestare il proprio vissuto direttamente, senza formule di compromesso. Manifestare la metamorfosi, come un'epifania improvvisa, una rilevazione.
Il contraddittorio di partenza trova in questo una giusta, e bizzarra, catarsi.
Berti conduce, infatti, il suo espressionismo organico, con spiccati accenti gestuali, in un contesto piano,
bidimensionale, in involontari miraggi di nebbie, acque e barene: figlia di una terra bizantina,
dove è la luce a generare lo spazio, e non viceversa. Il risultato è un poderoso canto panteista,
oscillante tra sé fuori di sé, tra vita di Marilena e traccia universale,
quasi l'artista volesse accordare il sentimento individuale sul suono del mondo.
C'è una connotazione mistica in questa vibrazione comune, che fa scaturire sulla carta -
come fenomeni di fata morgana - fantasmi, visioni, forme impalpabili della memoria;
non vi si ritrova, invece, alcuna digressione onirica: i graffiti profondi
che feriscono la superficie cromatica, persino i cuori disegnati delle ultime prove,
sono piuttosto il sismografo dei sensi, le cicatrici dei nostri ieri, coscienza di fragilità .
Sempre pià¹, nei procedere del lavoro - che ha tutta la responsabilità , ed i silenzi, di una vita autonoma -
si evidenzia una componente di sofferenza umorale,
laddove avviene il contatto indispensabile tra pensiero e mondo esterno.
L'immagine, depurata, imponderabile, si fa allora denuncia, acquisendo un rilievo diverso.
Un urlo sussurrato, nel crescere, forse una nascita. C'è ancora chi crede che ogni opera d'arte sincera,
per quanto piccola sia l'impronta sulla sabbia, tragga alla luce il mondo.
FRANCESCA BRANDES
Mostra personale: "Metamorfosi" presentata da Francesca Brandes 1995
presso la sede regionale, ENDAS /VENETO settore arti visive, Venezia-Mestre.
...la risposta è una parola vergata in punta di dita. Il tratto nega il volume imponente delle cose.
L'icona è trasformata in acqua e aria, in sabbia, in tinte rosate di carne.
Ciಠche si impone, da subito, è l'idea di un tessuto umano,
prima ancora che artistico, di una individualità incorruttibile.
Tutto è sempre, già aspro ed elegantemente ineguale, ritmato da qualche accidente:
la grana della carta, le sbavature, gli intrecci dei segni, il diagramma degli stati d'animo.
Unici, come nervi scoperti. La traccia di Marilena è spirito, autoritratto, azzardo.
Storia e ribellione. Quei segni in campo, tutt'altro che salvifici,
ci appaiono una glossa al testo, una conoscenza incisa sulla pelle...
FRANCESCA BRANDES
2002 "Pagine in blue(s)", Palazzo Correr, Istituto Romeno, Venezia,
a cura di Francesca Brandes
Solo il gesto, il battito libero della mano che sfiora e segna.
Semplicemente viva, intimamente dolorosa, ma viva.
Impaurita forse dalla furia del dileguare quotidiano, dall´assenza di durata,
Marilena Berti da sempre cerca il passaggio tra terra e cielo:
è un cammino inellutabile e controvento, un esodo senza certezza
alcuna se non il proprio essere caparbio. Acuto, solo Blue.
Il Blue ha un´identità privata, è parte di quel nulla visibile che
l´artista intuisce per sublimazione, nel trasformarsi della materia.
Insieme al brusio del giorno una trasmissione distorta, irregolare ascoltiamo
il suo pensiero percorrere l´onda.
La risposta è una parola vergata in punta di dita. Il tratto nega il volume imponente delle cose.
L´icona è trasformata in acqua e aria, in sabbia, in tinte rosate di carne.
Ciಠche s´impone, da subito, è l´idea di un tessuto umano, prima ancora che artistico,
di un´individualità incorruttibile. Tutto è sempre, già aspro ed elegantemente ineguale,
ritmato da qualche accidente: la grana della carta, le sbavature, gli intrecci dei segni,
il diagramma degli stati d´animo. Unici, come nervi scoperti. La traccia di Marilena è spirito,
autoritratto, azzardo. Storia e ribellione. Quei segni in campo, tutt´altro che salvifici,
ci appaiono una glossa al testo, una conoscenza incisa sulla pelle.
L´ immagine fluttua tra il desiderio che anima la mano e la discrezione di una diversità profonda,
ma contigua, accogliente.
Marilena ha scelto, e tramuta in poesia la pienezza del vuoto,
lasciando che siano la natura ed i suoi suoni, l´eco luminosa della tinta idea,
i suoi interlocutori privilegiati. Per l´I Ching l´immagine del momento contiene
già ogni particolare del tutto, fino al minimo dettaglio.
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FRANCO CHECCHIN
Mostra personale: "Inquietudini"
Presentazione di Franco Checchin 1996
Nei territori conoscitivi di Marilena continuano ai scorrere lente.acque tiepide di colore sciolto.. Sgorgate da un intimo profondo, tracciano ora in superficie circonvoluzioni di affettività sino a disegnare via via un piano di natura spontanea..
Nel riflesso dei toni lievi in movimento sembrano emergere i tratti ansiosi dell´ esplorazione.
Timore e gioia, amarezza e coraggio alternano vivi nello spazio del sempre nuovo, nel tempo del non ancora conosciuto.
Incertezze sostenute, illusioni scartate.
Il viaggio si libera in forme accennate appena rinviando ai sensi aperti dell´ umore, cosଠche la coscienza sembra scendere a gocce limpide lungo le serpentine di un hatanor personale, si che a distillarsi giungano insieme le spinte emozionali inquiete di una vita che scorre.
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MARCEL CHIRNOAGA
Marcel Chirnoaga - 16 giugno 2005
Marilena Berti: artista sensibile e delicata, i suoi acquerelli astratti svelano stati d'animo complessi.
Le sue decorazioni murali, le pareti, i soffitti, i "trompe d'oeil", mi svelano un mondo di prospettive e vasti orizzonti. Ultimamente la sua ritrattistica di animali minacciati d'estinzione come le zebre, i felini, i vari uccelli mi hanno colpito per la loro commovente perfezione grafica.
Posso presumere da questi lavori, la presenza di diversi artisti con personalità ben definite. Una meraviglia!
MARCEL CHIRNOAGA
Marcel Chirnoaga 1999
...Le opere di Marilena... mi piacciono.
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MARICA CUOGO
2005 "Soffio d´Africa" - Mostra personale
Sala Barbazza, Spinea, Venezia
Marica Cuogo 2005
Il colore, il calore e la naturalezza della vita in Africa trovano voce e corpo nelle opere di Marilena Berti, artista poliedrica, che fa ora, di una sua personale passione per questi ambienti - in particolare per gli animali - i soggetti per opere in olio su tela. Soggetti particolari visti con l´occhio di chi osserva, ma se ne allontana col pensiero, la realtà dei nostri giorni, sfuggente ad ogni controllo.
"Gli animali rappresentano ciಠche di pi๠vero e profondo l'uomo ha perso, la sincerità nei rapporti, anche nei ruoli gerarchici; la reale convivenza tra esseri non sembra pi๠esistere tra gli uomini", mi diceva Marilena durante una conversazione, "queste "bestie" vivono una realtà vera, la loro, quella che noi abbiamo eliminato da tempo, per far spazio a frenesia e ipocrisia...".
Marilena parte da un'immagine fotografica e si sofferma sui particolari, per cogliere atteggiamenti, pose, sguardi di leoni, zebre, gazzelle, elefanti. Quelli osservati da Marilena sono, sà¬, animali selvaggi, che perಠesprimono attraverso i loro occhi e le loro movenze, tutta l´intensità della loro esistenza. Attraverso una descrizione minuziosa di dati realistici, nulla viene lasciato al caso e nulla è frutto dell'immaginazione o della fantasia; tutto è ricavato dall'osservazione attenta di immagini appartenenti ad una realtà concreta, che Marilena re-interpreta.
Soprattutto colpiscono i suoi colori, dalle tonalità , accese, forti, calde (la coppia di coloratissimi pappagalli ne è una immediata conferma). Il colore viene da lei visto e interpretato come segnale visivo, che rientra in quel particolare codice di comunicazione che esiste proprio nell'ambiente animale. Il giallo, il rosso o il blu, ad esempio, rappresentano segnali forti, perché sono colori molto visibili nel caos dell'ambiente.
Marilena Berti non ha mai vissuto personalmente in Africa, ma ha instaurato un intenso rapporto con questa terra, tanto da spostare o a volte, la sua attenzione anche sulle popolazioni indigene, captando i messaggi che da loro vengono inviati attraverso le usanze, i rituali, i costumi.
E' un ciclo particolare della sua carriera artistica, perché Marilena fino a questo momento si era dedicata ad una pittura diversa, prima all'acquerello, poi alla tecnica mista. Ora sembra semplificare il suo linguaggio pittorico, nel recupero della linea e del disegno e di fronte ad un'arte sempre pi๠informale e polimaterica l'artista, in questa sua scelta tecnico-stilistica, si pone, dunque, controcorrente.
Cosà¬, in modo diverso, con uno stile nuovo, Marilena Berti continua a parlarci di sé, a raccontarci il suo mondo interiore, quella sfera personale che è pur sempre frutto di ciಠche accade attorno e dentro di noi" (Matteo Mazzato).
Ci troviamo di fronte ad un repertorio di immagini realistiche, che tuttavia acquistano un valore simbolico se pensiamo che esse possono rappresentare quell'antico rapporto tra l'uomo e la natura ormai perduto. Marilena, sembra andare oltre a ciಠche appare, per far emergere un'indagine pi๠profonda, quella emozionale, divenendo interprete di un disagio sociale e trasformando la sua opera in un "caleidoscopio" che descrive, evoca, incide per sempre nella memoria immagini capaci di restituire il senso di un luogo suggestivo e lontano e della sua vita.
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GIULIO GASPAROTTI
1998 "Sensazioni" galleria "La Cella", Mestre Venezia.
Mostra n. 307 Anno 24 - Febbraio 1998
Giulio Gasparotti
Che cosa significano, che cosa rappresentano questi acquarelli che MARILENA BERTI, di turno a "La Cella", ha intitolato "sensazioni"?
Nell'opzione non-figurativa, si puಠintravedere, qui, la prua di una nave che sta affondando. Là le ciminiere di un paesaggio industriale lontano. Senza schemi preordinati, nello spazio del foglio, su fondi colorati dai contorni indefiniti e fluidi, si evidenziano componenti dinamiche e temporali frammezzate a risonanze di stati d'animo, di verità e di immaginazioni interiori.
La collocazione ambigua, i sottili rapporti cromatici sfumati, nella loro interazione, sprigionano ritmi di spinte e controspinte, arpeggi di toni lividi e freddi (in prevalenza), mirati a saturare l'immagine di simboli e di significati intrinseci al colore, alla pennellata, ai contrasti, alla valenza di certi segni e di alcuni intervalli, che intersecano la campitura attraverso i mutamenti differenziali di chi osserva. La realtà si immerge per inabissarsi, perde gli elementi oggettivi, assorbiti dai mutevoli equilibri compositivi, lasciando al colore il predominio strutturale. La forma si fa macchia, ovvero un "altro" modo di essere colore, usato per esprimere ogni stato di coscienza provocato da impulsi interni o esterni: la sensazione appunto.
La forza e la vivezza della sensazione si avvalgono del pregio cromatico degli accordi, delle luci, dei giochi delle sfumature, compensare la visione dell'idea di forma, sospesa nella traccia inserita nello strato della materia pittorica, mediante stesure brevi accampate su stesure larghe.
Dalle profondità , dagli squarci, dal vagheggiamento, dall'overall affiorano cosଠgli slanci di linea-forma di un tempo inscritto nel quadro. E', cioè, la soluzione plastica del tempo, tipica della pittura giapponese e cinese (nell'Impressionismo: il tempo naturale è scandito dalla varietà della luce) che recupera i brani della memoria, del sogno, della meditazione, delle considerazioni esistenziali.
Tra le vicende pittoriche omologate dalla tradizione che occupano la nostra scena pittorica,
la scelta della Berti puಠsembrare controcorrente. Pur 'difficile da leggere,
è semplicemente un'altra faccia della pittura: la stessa differenza che corre in Letteratura
tra un romanzo di Liala e uno della Tamaro.
GIULIO GASPAROTTI
Giulio Gasparotti
...Dalle profondità , dagli squarci, dal vagheggiamento, dall'overa II affiorano cosà¬
gli slanci di un tempo inscritto nel quadro. E', cioè, la soluzione plastica del tempo,
tipica della pittura giapponese e cinese, che recupera brani delta memoria, del sogno,
delle considerazioni esistenziali. Tra le vicende pittoriche,
la scelta della Berti puಠsembrare contro corrente, difficile da leggere.
La stessa differenza che in letteratura corre tra un romanzo di Liala e uno della Tamaro.
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LUCIA MAJER
Lucia Majer - 1999 "Codici e Memorie"
Auditorium mons.Stocco, Salzano, Venezia,
Che cosa rimarrà dei nostri ricordi in un epoca dove, pi๠di tutto conta
la tecnologia la velocità , la virtualità , la sintesi?
Dovendo selezionare il passato per far posto ai nuovi Codici
del futuro Marà¬lena Bertଠcrea delle icone materiche in cui
il percorso esistenziale si evidenzia in forma di memoria personale
dove oggetto diventa ricordo, ma anche simbolo di quell´ inevitabile
processo di mitizzazione e demitizzazione a cui tutta la tecnologia
presto o tardi è destinata. Ritorna dunque pressante il rapporto con il tempo!
I ritrovati della tecnica invecchiano pi๠rapidamente del genere umano,
minacciati dalle sempre nuove scoperte in agguato. Quando Marilena Berti,
con ironica demistificazione, colloca un elemento di elettronica al centro di un suo lavoro,
sente già che quell´elemento non è pi๠un codice, ma già una memoria e avverte tutto
l´effimero che è nel tempo,e nell´umano senso del tempo,
una dimensione che sfugge e che rende tutto in ultima analisi, una memoria se un codice
per essere tale deve possedere una valenza universale e non peritura,
ecco che I codici devono necessariamente essere altri: codici saranno allora
I nostri sentimenti, come anche la dimensione dello spirito e della mente,
che conforta e aiuta a considerare la vita come passaggio, ma l´ironia amara
che Berti getta sui suoi lavori si accompagna ad una ricerca del pensiero dell´io e
all´avvicinamento dell´UOMO a se stesso. La Berti non ama dare risposte,
preferisce piuttosto stimolare la riflessione Colore disubbidiente e sbordante,
un Colore che ci introduce nell´ opera un proprio ritmo forza e una propria forza espressiva
e c´è un ruolo attivo e protagonista nella recita dell´ opera, tracciando un profilo
narrativo che proprio da questi acquerelli. Dà avvio a improvvise luminosità e ombre e misteriosità notturne.
LUCIA MAJER
Lucia Majer - 2005 "Dipinti d´Istinti"
Oratorio di Villa Simion, Spinea, Venezia
Quando la pittura riesce ad attingere linfa dalla profondità dell'animo e
dagli istinti dell'uomo ecco che in essa matura e si forma la qualità del vero
Con la serie pi๠recente dei suoi lavori Marilena Berti da forma a questo concetto
raffigurando con tendenza iperealista una galleria di ritratti animali.
Arrivare a questo punto è stato per Marilena Berti un percorso graduale,
partito dalla conoscenza meticolosa delle tecniche artistiche e una naturale
inclinazione verso la pittura e l´ acquerello.Il colore è sempre stato al centro della sua ricerca,
nella sua dimensione astratta e simbolica.
La pittura si pone come uno spazio recintato in cui nella solitudine e nella temporalità
nuova dell´ atto pittorico si riflette su ciಠche si vede e su ciಠche ci
accade.
Attraverso le lumeggiature degli occhi Marilena mette in particolare
risalto lo sguardo e la sua profondità , riuscendo a creare un legarne
impercettibile ma ineludibile fra se stessa e l´ osservatore. Il soggetto dell´opera
finisce infatti - nel lento procedimento della creazione per identificarsi con il soggetto
che lo realizza per approfondire la relazione emotiva tra l´artista e le sue immagini
La realtà esotica ritratta apparentemente cosi lontana, finisce per essere incredibilmente vicina,
entrando in sintonia con i bisogni e le aspirazioni della coscienza di ciascuno.
Libertà , verità , luce, colore, sono infatti concetti universali che orientano
l´ uomo nel suo cercare, nel percorso vario a sua vita.
LUCIA MAJER
Lucia Majer - 1999
L'ironia amara che la Berti getta sui suoi lavori, con ironica demistificazione,
colloca un elemento di elettronica a! centro di un lavoro,
sente già che quell'etemento non è pi๠un codice, ma già una memoria
e avverte tutto l'effimero che è nel tempo e nell'umano senso del tempo.
Allora i codici saranno altri, la dimensione dello spirito e della mente,
che aiuta questo nostro affrontare la vita come "passaggio"...
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UMBERTO MARINELLO
"Arte donna" - Umberto Marinello
"Arte donna" è uno spazio voluto dal Gruppo artisti della Saccisica quale opportunità offerta appunto alle donne in occasione della loro giornata, l'8 marzo. in questa mostra vengono invitati artisti-donne
che non hanno mai esposto a Piove proprio per favorire la loro conoscenza da parte degli amatori, ormai molto numerosi; che frequentano assiduamente il Centro Piovose d'Arte e cultura. "Artedonna" è arrivata alla quinta edizione ed
è sempre stata una mostra che ha consentito il costruire nuovi rapporti tra artisti e che spesso ha portato a Piove delle novità interessanti.
Il Gruppo Artisti della Saccisica ringrazia le artiste che hanno accettato l´invito di venire Piove e,
nell´augurare loro un successo vero, auspica che la loro frequentazione a Piove non finisca con questa mostra.
UMBERTO MARINELLO
Umberto Marinello
..."Della leggerezza" Tema tanto caro alla poetica di Italo Calvino
e che in questa autrice si trasforma in una poesia malinconica, la poesia delia perdita.
La caduta degli ideali, la natura snaturalizzata collimano con la robotizzazione imperante su un umanità umiliata...
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MATTEO MAZZATO
Matteo Mazzato - 2001
2002 Pagine in blue(s), Palazzo Correr, Venezia
...La relazione, lucidamente individuata da Kandinsky, tra grande astrazione e grande realismo,
in questo maturati dalla crisi del naturalismo ottocentesco,
mi pare il giusto punto di partenza dal quale maturare un approccio nei confronti dell'opera di Maritena Berti...
recupera il dipingere come attività specifica pregnante di una strutturale diversità da sfere pur limitrofe,
un dipingere che solo in apparenza sembra pulsionale, ma che rivela una progettualità congenita.
Altro elemento di grande importanza, e collegabile alla serialità , è il tempo,
costruito attraverso la relazione e il dialogo tra opera e opera, in un mosaico di infinite tessere.....
come se il fine ultimo dell´ artista fosse di completare attraverso l´aggiunta di infinite di tessere,
un ciclo che coincide inevitabilmente con la vita stessa.
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MARIO STEFANI
Mario Stefani - 1995
Un lirismo astratto, con accenni intimisti, è alla base della ricerca di M. Berti,
l'artista cerca di accordare il sentimento individuale sul sentimento del Mondo.....
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VALERIO VIVIAN
Valerio Vivian - Novembre 1995
Elemento primario di queste opere è la carta e un
percorso di elaborazione tecnica accompagnato da una ricerca interiore.
Le opere tendono al superamento della soglia visiva
orizzontale per sconfinare verticalmente.
Sono animate dalla presenza suggestiva e astratta
delle forme, che riportano l'immagine a memorie
cosmà¬che, riconducibili a esperienze emotive e
meditative personali.
Un percorso che porta a far trasparire l'intento
progettuale-incidentale della ricerca visiva, dove il
pensiero è il gesto.
La Berti mostra di intendere l'arte come ispirazione ed affermazione di una volontà agente.
Il gesto risoluto che le fa allagare di colore le ruvide,
ma sensibili superfà¬ci cartacee la porta a sondare i limiti della percezione
e della comunicazione abituali: non a caso ha intitolato il ciclo "Sconfinamenti".
E' il forte desiderio di superare queste barriere che la spinge
ad una pittura antiprospettica dove il foglio bianco diventa lo schermo
sopra il quale vengono a coincidere interiorità e mondo esterno, uomo e natura.
La tensione spaziale creata dalle pennellate registra non le apparenze,
bensଠle forze primarie della natura che l'artista sente agitarsi dentro,
incalzate dall'ansia temporale di essere manifestate.
VALERIO VIVIAN
Valerio Vivian - 1998
...La Berti mostra intendere l'arte come ispirazione e affermazione di una volontà agente.
Nel ciclo "Sconfinamenti" è il forte desiderio di superare le barriere abituali della percezione
e della comunicazione, che la spinge a una pittura antiprospettica,
dove il foglio bianco diventa lo schermo sopra il quale registrare interiorità e mondo estemo, uomo e natura....
VALERIO VIVIAN
Valerio Vivian - 1995
Sconfinamenti, Oratorio gentilizio di Villa dei Leoni, Mira, Venezia, a cura di Valerio Vivian.
La Berti mostra di intendere l´arte come ispirazione ed affermazione di una volontà agente.
Il gesto risoluto che le fa allagare di colore le ruvide, ma sensibili superfici cartacee
la portano a sondare i limiti della percezione e della comunicazione abituali:
non a caso ha intitolato il ciclo "Sconfinamenti". E´ il forte desiderio di superare queste barriere
che la spingono ad una pittura antiprospettica dove il foglio bianco diventa lo schermo sopra
il quale viene a coincidere interiorità e mondo esterno, uomo e natura.
La tensione spaziale creata dalle pennellate registra non le apparenze,
bensଠle forze primarie della natura che l´artista sente agitarsi dentro,
incalzate dall´ansia temporale di essere manifestate. Con una decisione azzardata,
ma coraggiosa ha optato per un illuminazione della sala, con le candele.
In quest´ambiente sconsacrato dalla Chiesa , l´illuminazione dei singoli quadri,
suggerisce un´originale sacralità da attribuire all´arte.
La solitudine della fiamma è la metafora della vita personale
che trascorre consumandosi lentamente ma inesorabilmente, scandendo il tempo come un orologio.
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G. Mugnone - P. Piazza
M. Stefani - C. Rugger
M. Poles - O. Campigli
W. DI Mattia - U. Marinello
G. Rossato - F. Brandes
G. Niero - G. Gasparotti
M. Mazzato - P. Fiasconaro
S. Perin - M. Chirnoaga
V. Vivian - L. Majer
M. Cuogo - A. Barina
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